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4 cose sul primo anno da mamma che avrei voluto che mi dicessero

“Questo post è stato pubblicato su HuffPostUsa ed è stato tradotto da Milena Sanfilippo.

Naturalmente niente avrebbe potuto prepararmi a quella gioia euforica, travolgente e assonnata che è il primo anno da genitore. Tranne, be’, lo sapete, i social media straripanti di selfie delle tre di notte di mamme ancora sveglie, di diatribe sul metodo Ferber e sullo svezzamento, di lamentele per l’ultimo giorno di maternità. Per dirla altrimenti, ero preparata alle notti insonni; ero preparata all’amore insormontabile; ero preparata persino ai giudizi e ai consigli non richiesti. Ma ecco cosa avrei voluto sapere in anticipo.

1. Che tutti mentono su quanto (e dove) dormono i loro bambini.

Quando mio figlio aveva circa sei settimane, mi sono imbattuta in una vecchia conoscente con un bambino nato sette giorni dopo il mio. “Dorme otto ore filate!”, mi disse allegramente, causandomi una crisi di pianto mentre rincasavo dalla farmacia, spingendo un passeggino in quattro dita di neve fangosa. Quando le ho fatto la stessa domanda mesi dopo, mi ha svelato la verità: il bimbo aveva dormito sette ore e mezza soltanto una volta. Per il resto, si svegliava in continuazione ogni notte e spesso si ritrovava di prima mattina a letto tra i suoi genitori. Ecco il punto: quasi tutte le donne (almeno quelle che incontri in farmacia) sono ambiziose e competitive, perciò tendono a esagerare le cose positive e minimizzare su quelle negative. Ti senti dire che la loro piccola ha dormito tutta la notte, nella sua culla. Ma non ti raccontano di quella volta che ci sono volute due ore di proteste prima che, finalmente, crollasse sul divano.

2. Che vivrai nella paura costante che stia per accadere qualcosa di terribile.

L’autrice Elizabeth Stone una volta ha scritto: “Avere un figlio. È decidere di avere per sempre il cuore che cammina per il mondo, fuori dal tuo corpo”. Io l’ho sentito intensamente, dal momento in cui ho portato a casa il mio primogenito. Avrebbe smesso di respirare nel sonno? Le fasce gli stavano bloccando le vie respiratorie? Un pedofilo assassino sarebbe entrato dalla finestra della cucina e lo avrebbe rapito mentre ero sotto la doccia? La mia mente vagava in posti terribili e, pur sapendo di essere matta, non sapevo che quelle paranoie erano normali. Tutte noi mamme ci passiamo, solo che non ne parliamo, o per paura di risultare deprimenti oppure, se siete fuori di testa come me, per non far sembrare reale l’indicibile. Adesso ho quattro figli, e mi piacerebbe dirvi che queste paure sono diminuite. Ma non è così. Non succederà mai. Ho il cuore fuori dal corpo, punto.

3. Che la storia delle tappe fondamentali è una scemenza, eppure ne sarai ossessionata.

Mio figlio non ha camminato fino ai 18 mesi. Mia figlia camminava e impilava blocchi colorati a 11 mesi (genio!) ma ancora pronuncia solo un paio di parole (che hanno tutte un suono indistinto). Scherzo su come la noncuranza del primo sia una fortuna ma anche una condanna, e su come la seconda non riuscirà mai a dire mezza parola con un fratello che chiacchiera di continuo. Ma la verità è che ho letto tutti i libri, ho memorizzato tutti i “dovrebbe” e ho dato di matto nelle rare occasioni in cui i miei figli non sono stati all’altezza. Vorrei aver saputo prima che quelle tappe fondamentali sono vaghe e approssimative e che ai bambini capita spesso di mancarle. Mi sarei affidata lo stesso alla valutazione psicomotoria? Può darsi. Mi sarei preoccupata di meno? Questo è certo.

4. Che il lavoro di genitore è intuitivo

Forse è perché leggo tanto ma, quando ero incinta, tutti volevano regalarmi libri: libri sull’allattamento, sul sonno, sul legame tra madre e figlio. E valeva la pena leggerli tutti (ok, la maggior parte). Ma mi hanno dato l’impressione errata che il ruolo di genitore sia qualcosa da imparare quando, in realtà, molto avviene in maniera naturale. Il mio corpo sapeva quando prendere in braccio un neonato. Tutte quelle ninna-nanne vecchie di trent’anni mi sono tornate in mente all’istante. Quando mia figlia ha abbandonato il suo pupazzo di Sofia la Giraffa, ho capito che stava cambiando qualcosa senza che qualcuno me lo dicesse. Tutto ciò per dire: sono felice per i consigli e per il sostegno, ma vorrei aver avuto più fiducia in me stessa sin da subito.”